IL DAY AFTER DELLA FESTA DELLA "LIBERAZIONE"
Apr 26, 2024
IL DAY AFTER DELLA FESTA DELLA "LIBERAZIONE", SI RITORNA ALL'OPPRESSIONE, ALLA VESSAZIONE, ALL' INDEBOLIMENTO E ALLE RAPINE DEL POPOLO ITALIANO.
Introduzione alla prima edizione di Stefano Vaj
Il termine «sistema» ha affermato la propria presenza nel vocabolario politico europeo negli anni
immediatamente successivi alla seconda guerra mondiale. Tale affermazione è stata favorita
inizialmente sia dal linguaggio di chi aveva «perso la guerra», sia di chi aveva «perso la pace», di
coloro cioè che avevano constatato il rapido tramonto dell’illusione che la sconfitta militare del
fascismo avrebbe dato l’avvio a grandiose trasformazioni rivoluzionarie nelle nazioni «liberate». Il
sistema, parola che d’altronde si presenta spesso in vario modo aggettivata e si presta ad usi assai
diversi, è venuto così ad indicare polemicamente la realtà istituzionale e sociale prodotta dalla
politica di restaurazione divenuta rapidamente dominante in tutti i paesi dell’Europa occidentale.
Esso è servito quindi a designare di volta in volta il «paese legale» rispetto al «paese reale», la
società politica rispetto alla società civile, il regime rispetto alle opposizioni, il potere rispetto alla
«cittadinanza».
Ma già il linguaggio, scegliendo questo termine, prima ancora dei dolorosi processi
di presa di coscienza che neppure oggi si può dire siano stati realmente portati a compimento, si
sforza da subito di esprimere qualcosa di più e di diverso rispetto a tutto ciò. Si sforza cioè di
esprimere il fatto — di cui Guillaume Faye è forse il primo, con questo libro, a tirare tutte le
conseguenze teoriche e politiche — che la realtà presente, nata in embrione dalla sconfitta militare
europea ed arrivata a maturazione intorno agli anni sessanta, è un fenomeno inedito la cui portata è
globale, sia perché trascende gli àmbiti nazionali, svuotandoli di significato, sia perché la sua
incidenza va al di là delle aule parlamentari e delle anticamere ministeriali, sedi della «politica»
nella sua accezione più miope ed odierna.
Del resto questa intuizione non è monopolio esclusivo di chi, a fronte del Sistema, assume
posizioni di rifiuto ed opposizione e non partecipa al potere da questo gestito. Non sono nuove le
lodi innalzate ad esso da «convertiti» di varia provenienza che, mantenendo le proprie analisi
precedenti, hanno scelto consapevolmente di prendere le parti di ciò che avevano in passato
individuato e combattuto.
È d’uso d’altronde, nell’ambito delle classi politiche ed intellettuali
occidentali, riferirsi in un senso piuttosto similare al «sistema» (democratico, occidentale etc.) con
l’intenzione proprio di sottolineare come la posta in gioco finale non sia solo un governo, e
neppure una forma di governo, e neppure una forma di Stato, ma tutto un sistema sociale, un modo
di vivere, una « civiltà » in nome della quale viene richiesto il consenso del corpo sociale.
Il sistema per uccidere i popoli